Di conseguenza, nel sangue del neonato sono dosabili le stesse concentrazioni di alcol (alcolemia) della mamma. Il neonato può apparire sedato, più irritabile, affaticato nella suzione e possono comparire disturbi del sonno. In dosi elevate, l’alcol può comportare un’intossicazione acuta e danni allo sviluppo. Ribadito che l’astensione dall’alcol in allattamento è la scelta più sicura per la salute del neonato, nel caso in cui la mamma abbia assunto 1-2 unità alcoliche è necessario attendere almeno 2-3 ore prima di allattare.
I bambini esposti al fumo passivo sono destinati a soffrire di malattie respiratorie (bronchiti, polmoniti, tosse e dispnea) e ad essere ospedalizzati di più dei bambini non esposti. È stato dimostrato che le malattie respiratorie nel primo anno di vita aumentano anche nel caso in cui la madre fumi esclusivamente dopo la gravidanza.
Inoltre c’è evidenza di un lieve aumento di otite ricorrente e di otite media sierosa in bambini esposti al fumo di tabacco. Alcuni dati suggeriscono che il ricorso all’adenoidectomia e alla tonsillectomia è fino a 2 volte più frequente nei bambini esposti al fumo passivo rispetto a quelli non esposti.
Infine il fumo passivo aumenta ulteriormente la probabilità di morte in culla e alcune evidenze suggeriscono che l’esposizione ai prodotti di fumo da tabacco possano comportare un aumento del rischio di cancro nei bambini.
Perciò è raccomandato non fumare in casa e in generale nei luoghi frequentati dai bambini, è importante chiedere a chiunque frequenti questi luoghi di fare lo stesso e non portare i bambini in ambienti dove si fuma.
Quando i tentativi di astinenza totale dal fumo dovessero fallire, è necessario adottare , alcuni accorgimenti: ridurre al minimo il consumo di sigarette, evitare assolutamente di fumare prima della poppata, cambiare abiti e lavarsi le mani dopo aver fumato prima di toccare il neonato, non fumare mai in presenza del bambino e, in ogni caso, evitare di fumare in casa o in auto, non condividere il letto con il bambino se non per il tempo necessario per la poppata.
Bisogna comunque proteggere il bambino dal fumo passivo e anche il supporto del padre è fondamentale. Anche le sigarette elettroniche andrebbero evitate in allattamento.
Inoltre, in questi casi, è di estrema importanza indirizzare la neo-mamma a un aiuto e sostegno da parte di un operatore sanitario adeguatamente preparato in merito, con la collaborazione del pediatra di libera scelta.
Si ricorda inoltre che fumare negli autoveicoli in presenza di minori o donne in gravidanza è vietato dalla normativa vigente.
La posizione più sicura per il sonno del bambino è nella stanza dei genitori, vicino al loro letto, ma su una superficie separata (culla o lettino).
La temperatura dell’ambiente dove dorme il bambino non dovrebbe mai essere eccessivamente calda (andrebbe mantenuta tra i 18 e i 20 °C); da evitare anche troppi vestiti e di coperte.
Il materasso dovrebbe essere della misura esatta della culla/lettino e sufficientemente rigido, ed andrebbe evitato l’uso del cuscino: porre il bambino su superfici eccessivamente morbide (anche trapunte) aumenta il rischio di SIDS. Egli dovrebbe essere sistemato con i piedi che toccano il fondo della culla o del lettino, in modo che non possa scivolare sotto le coperte, che dovrebbero essere ben rimboccate sotto il materasso (il “sacconanna” può rappresentare una valida alternativa).
Inoltre, sulla superficie dove il bambino dorme, non dovrebbero esserci oggetti (es. cuscini, trapunte, piumini, paracolpi, giocattoli di peluche, cordine, piccoli giochi) che possono soffocare, intrappolare, strangolare, ferire il bambino.
Va sottolineato che esso va usato osservando le seguenti precauzioni: tenerlo sempre ben pulito ed evitare di immergerlo in sostanze edulcoranti; se il bambino lo rifiuta non forzarlo e non reintrodurlo in bocca se dormendo lo perde; non usare catenelle o nastri per tenerlo durante il sonno.
Diversi anni fa, uno studio italiano aveva suggerito la possibilità di individuare i bambini con un rischio più elevato di morte improvvisa grazie all’esecuzione di un elettrocardiogramma (test per l’individuazione di un QT lungo). Si è deciso quindi di effettuare un’ampia raccolta di elettrocardiogrammi neonatali in numerosi centri italiani, per valutare la necessità di inserirlo come screening routinario, ma la risposta data dalle prove di efficacia fu negativa. Quello che emerse fu infatti che il 50% dei bambini deceduti per SIDS non era stato riconosciuto dal test; in caso di test positivo, invece, solo un bambino su 70 risultava effettivamente a rischio di SIDS, configurando gli altri come falsi positivi.
Un ulteriore problema è il tipo di trattamento da attuare nei bambini con test positivo: non esistono infatti a tutt’oggi prove dell’efficacia e della sicurezza dei trattamenti farmacologici proposti per la prevenzione della SIDS.
Inoltre, sono più a rischio bambini che hanno presentato episodi apparentemente rischiosi per la vita, detti ALTE (Apparent Life-Threatening Events). Si tratta di episodi caratterizzati da un cambiamento importante del colorito, che diventa pallido o bluastro, da flaccidità o irrigidimento dei muscoli e da arresto del respiro, che richiedono talvolta manovre rianimatorie, come la respirazione bocca a bocca o il massaggio cardiaco. Per questi bambini sono necessari controlli clinici in strutture specialistiche.
Il picco di incidenza della SIDS è fra i 2 e 4 mesi di età, soprattutto nel periodo invernale; la SIDS è rara dopo i 6 mesi e ancor di più nel primo mese. Circa il 60% di bambini morti per SIDS erano maschi.
Inoltre, rafforza il legame affettivo tra il genitore che legge e il bambino che ascolta: il bambino piccolo ha bisogno di affetto e tenerezza come di conoscenza, e l’intimità che si crea condividendo la lettura di un libro rappresenta un terreno ideale per promuovere le sue capacità di comprendere meglio il mondo che sta dentro e fuori di lui.
La lettura favorisce anche lo sviluppo cognitivo del bambino; alimenta nei bambini il desiderio di imparare a leggere e l’amore per i libri, le parole, le storie; favorisce lo sviluppo del linguaggio verbale. Dal momento che porta il bambino piccolo a confrontarsi con le parole scritte, favorisce la capacità di comprendere la lettura di un testo e l’apprendimento della lettura una volta a scuola.
Società scientifiche hanno raccomandato di non utilizzare dispositivi multimediali con i bambini sotto i 2 anni di età, durante i pasti, nell’ora prima di coricarsi; meglio evitare anche di offrirli in luoghi pubblici al solo scopo di tenere il bambino tranquillo. Si consiglia inoltre di evitare programmi ad alto ritmo ed app con contenuti distraenti o violenti, preferendo invece la programmazione di alta qualità ed adatta all’età, da condividere con un adulto di riferimento. In questo modo si promuovono l’apprendimento e le interazioni. Si suggerisce inoltre di limitare l’esposizione ai media device a meno di 1 ora al giorno nei bambini di età compresa tra 2 e 5 anni e di confrontarsi con il pediatra o un altro operatore rispetto a qualsiasi dubbio. Infine, va ricordato che i bambini sono grandi imitatori, perciò i genitori dovrebbero limitare essi stessi l’uso dei dispositivi per dare il buon esempio.
Ancora più recentemente (2019) l’associazione Royal College of Pediatrics and Child Health (RCPCH) ha sottolineato come gli studi relativi all’impatto delle nuove tecnologie sul benessere dei bambini siano in realtà ancora limitati, invitando ogni famiglia a trovare un suo consapevole limite. Secondo i pediatri britannici la domanda che deve guidare ogni genitore è “il tempo dedicato alla multimedialità è primario o secondario rispetto alle altre attività?”. Se stare davanti agli schermi toglie tempo alle amicizie, allo sport, al sonno, allora è necessario porre limiti più stringenti. Ad RCPHC fanno eco altri professionisti nell’evidenziare i limiti della ricerca attuale, sottolineando inoltre l’importanza di bilanciare tra la necessità di regole e l’importanza di non limitare le possibilità dei bambini di seguire i loro interessi.
Diverse visioni si uniscono tuttavia nel condividere la necessità di accompagnare le nuove generazioni in un mondo sempre più digitale e sul ruolo fondamentale dei genitori in questo percorso, che deve essere il più positivo e sicuro possibile.
La cosa migliore è scegliere i momenti in cui il bimbo è più attivo, recettivo, motivato, ma anche quelli in cui i genitori sono più disponibili e tranquilli: deve essere un piacere reciproco. È bene accogliere la richiesta di lettura del bambino, ma anche rispettare le sue esigenze se sceglie altre attività e non insistere se si agita o è inquieto.
Per prima cosa, scegliere un luogo confortevole dove sedersi. Si può iniziare con il recitare o cantare filastrocche. Si consiglia di tenere in mano il libro in modo che il bambino possa vedere le pagine chiaramente e fargli indicare le figure, ripetendo le parole di uso comune. È bene leggere con partecipazione, creare le voci dei personaggi, riprodurre i suoni, usare gli sguardi e la mimica; variare il ritmo di lettura (più lento o più veloce); fargli domande (es. cosa pensi che succederà adesso?). Più avanti, il momento della lettura potrà essere un momento per parlare e rispondere alle sue domande.
Il bambino può scegliere il libro da leggere, ed andrebbe assecondato anche se chiede di rileggere sempre gli stessi. Sarà inoltre utile mettere a disposizione del bambino quanti più libri possibile. È una buona idea lasciare nella sua cameretta o nella libreria un ripiano raggiungibile per i suoi libri e prendere l’abitudine di frequentare insieme la biblioteca.
È bene ricordare che il bambino ama sentire la voce dei genitori anche nel periodo prenatale. Filastrocche, ninne-nanne e canzoni possono essere proposte fin da allora. In generale, l’utilizzo del racconto o della filastrocca può essere utile anche più avanti, anche per facilitare lo sviluppo di attività più interattive di ascolto.
I primi libri proposti dai 6 mesi di vita devono essere cartonati, resistenti, atossici, con pagine grosse, colori vivaci ed immagini semplici e chiare, una per pagina, raffiguranti oggetti familiari o bambini.
A 12 mesi il bambino tiene il libro in mano se aiutato e gira le pagine. Le figure preferite riguardano ora azioni familiari (es. mangiare, dormire, giocare) e piccoli animali.
Dopo l’anno di vita è bene proporre ancora libri con immagini singole, con colori forti e poche parole ad indicare le figure; solitamente piacciono i libri che parlano di animali, di bambini, delle cose di ogni giorno, con frasi brevi e semplici.
A 24 mesi il bambino può iniziare a fingere di leggere lui, inventando; gli piace identificarsi con i personaggi, sono adatte le protostorie con un breve commento alle figure.
A 30 mesi ama le storie di bambini della sua età, di momenti di vita comune, di amicizia, di fratelli o sorelle, ma apprezza anche libri fantastici, avventurosi e fiabe tradizionali.
Fin dal terzo trimestre di gravidanza, quando il bambino inizia a percepire suoni e rumori, la mamma può iniziare a cantare e ad ascoltare musica per lui: le melodie hanno un effetto sullo sviluppo del cervello del bambino già durante la gestazione, ed egli, una volta nato, risconoscerà quelle ascoltate più spesso. I neonati sono predisposti a percepire aspetti anche sottili degli stimoli musicali, e pare che i primi passi del linguaggio siano basati sulla percezione della melodia della lingua. Uno dei primi messaggi che riceve il neonato, al tempo stesso gestuale e verbale, ma ancor prima timbrico, ritmato e melodico, è la ninna nanna, in tutti i popoli.
Il Progetto Nati Per la Musica si propone di sostenere attività che mirino ad accostare precocemente il bambino al mondo dei suoni.
L’allattamento ha benefici per il bambino: previene patologie sia infantili che dell’età adulta, acute e croniche (es. diabete, obesità). Porta a: riduzione della mortalità postnatale e del rischio di morte in culla (SIDS); minor numero di infezioni, in particolare del tratto respiratorio, e di malattie allergiche; miglior risposta alle vaccinazioni. Soprattutto per quanto riguarda i nati pretermine, il latte materno è un ottimo contributo alle difese immature del bambino.
L’allattamento promuove inoltre lo sviluppo psicomotorio e cognitivo e favorisce il consolidamento della relazione tra madre e bambino.
L’allattamento offre anche benefici per la madre, tra cui: migliore e più rapido recupero dopo il parto; favorita perdita del peso accumulato in gravidanza; minore rischio di emorragie; riduzione del rischio di alcune patologie come tumore al seno, all’utero e alle ovaie, diabete mellito tipo 2 e malattie cardiovascolari.
Allattare ha inoltre vantaggi economici e pratici per le famiglie (perché è sempre pronto, alla giusta temperatura e varia adattandosi per rispondere ai bisogni del bambino), per il sistema sanitario e per l’ambiente in termini di rifiuti e di risparmio energetico che la produzione di latte artificiale comporta.
Le posizioni per allattare sono le più diverse e vale la regola che “se funziona non si tocca”: la mamma può scegliere quella in cui si sente più a suo agio, cambiandola se necessario durante la poppata.
Una posizione di grande aiuto quando il bambino sta imparando a poppare è la posizione semi-reclinata: la mamma né completamente sdraiata né completamente seduta, con la schiena sostenuta e rilassata, e il bambino adagiato sopra l’addome e il torace di lei, a pancia in giù, appoggiato sulla guancia, con le vie aeree libere. Questa posizione ha il vantaggio di lasciare libere le braccia e le mani della madre, che lei può utilizzare per sostenere la schiena e il sederino del bambino.
Per allattare il bambino sedute, tenendolo in braccio, va messo in modo che si appoggi sull’avambraccio dello stesso lato del seno da cui sta poppando, in modo che sia “pancia a pancia” con la mamma. Sempre stando seduta, la mamma può utilizzare anche la posizione incrociata: il bambino è tenuto con il braccio opposto rispetto al seno utilizzato e la mano della mamma gli sorregge la nuca. Uno o più cuscini possono aiutare a portare il bambino all’altezza del seno, soprattutto nei primi tempi. Nella posizione a rugby la madre è seduta e, come suggerisce il nome, il bambino è sotto il suo braccio, appoggiato al fianco di lei, che gli sostiene il capo con la mano mentre i piedini puntano all’indietro.
Alcune madri trovano molto comoda la posizione sdraiata. Madre e bambino giacciono sul fianco, l’una di fronte all’altro.
Tenendo il bambino con il volto di fronte al seno, la mamma dovrebbe verificare che orecchio, spalla e fianco siano allineati e che naso e labbro superiore siano di fronte al capezzolo, permettendo al bambino di raggiungerlo facilmente senza bisogno di allungarsi o girarsi. A questo punto, quando il neonato spalanca la bocca (per incoraggiarlo si possono sfiorare le sue labbra col capezzolo), avvicinarlo al seno (e non il contrario). Il suo labbro inferiore dovrebbe toccare il seno, il più lontano possibile dalla base del capezzolo, il quale punterà verso il suo palato.
Quando il bambino è attaccato correttamente, il mento è a contatto con il seno e la lingua è appoggiata a quest’ultimo, il labbro inferiore rovesciato in fuori. Inoltre l’areola, la parte scura intorno al capezzolo, è meglio visibile sopra il labbro superiore piuttosto che sotto quello inferiore. La bocca è ben aperta e “riempita” dal seno, le guance piene e tonde durante la poppata, il cui ritmo, essendo dettato dal variare della composizione del latte (più liquido e dissetante a inizio poppata, più denso e nutritivo verso la fine), dovrebbe andare da suzioni brevi a movimenti lunghi e profondi, intervallati da pause.
Le prime volte che il piccolo si attacca al seno è possibile che la mamma senta qualche fastidio, che tenderà a scomparire rapidamente con il tempo; in caso contrario, probabilmente il bambino non è ben attaccato. Si può quindi provare a staccarlo, inserendo delicatamente un dito nell’angolo della bocca, così da interrompere la suzione e da aiutarlo successivamente a riattaccarsi. Se si avverte ancora male, può essere necessario il consiglio di un operatore esperto.
Poppate frequenti (dalle 8 alle 12 volte nelle 24 ore, o anche di più nei primi tempi) sono comunque sempre normali, a causa delle piccole dimensioni dello stomaco dei neonati e della velocità di digestione del latte materno. Inoltre, molti problemi legati all’allattamento si risolvono proprio aumentando la frequenza delle poppate. Queste ultime tendono a diradarsi gradualmente mano a mano che il bambino cresce. Quando la produzione di latte è ben stabilizzata (circa a un mese-mese e mezzo di vita) anche le perdite di latte o la sensazione di pienezza dei seni solitamente diminuiscono o cessano.
Per valutare l’andamento dell’allattamento e la crescita del neonato è bene verificare che egli sia pronto e sveglio per i pasti e soddisfatto al termine della poppata. Dovrebbe poppare dalle 8 alle 12 volte nelle 24 ore, ed anche di più nei primi tempi. Se sembra disinteressato, non si sveglia almeno 8 volte nelle 24 ore o si addormenta poco dopo che è al seno, è bene svegliarlo per allattarlo. In caso di eccessiva sonnolenza, potrebbe essere necessaria una visita pediatrica.
Inoltre, dopo la perdita di peso che il neonato generalmente presenta nei primi giorni di vita (calo fisiologico), dovrebbe recuperare il peso che aveva alla nascita in 10-15 giorni.
Se i seni o i capezzoli sono dolenti meglio chiedere aiuto per valutare se l’attacco del bambino al seno è adeguato.
Va valutato anche il numero di pannolini bagnati e scariche. Di solito, nei primissimi giorni, quando assume solo colostro, il neonato bagna uno o due pannolini al giorno. Dopo circa 3-5 giorni dalla nascita bagna 6 o più pannolini al giorno con urine chiare e diluite. Le feci, scure nei primissimi giorni, assumono un colore giallastro e diventano morbide nelle settimane successive. Dopo i primi giorni il bambino scarica generalmente 1-3 volte al giorno, mentre oltre la sesta settimana può ridurre il numero delle scariche giornaliere e non scaricarsi anche per un paio di giorni. Non c’è motivo di preoccuparsi: se il bambino continua a crescere di peso e a bagnare i pannolini significa che sta mangiando a sufficienza.
I segnali precoci sono: muoversi, aprire la bocca, girare il capo da un lato all’altro cercando il seno. Gli intermedi sono: allungare le braccia per stiracchiarsi, aumentare l’allerta e l’attività, portare le mani alla bocca. Altri segnali sono: sbadigliare, aprire gli occhi, protrudere la lingua dalla bocca, compiere rapidi movimenti degli occhi, emettere suoni di suzione o singhiozzi sommessi. Con questi segnali il bambino sta dicendo che è già pronto per succhiare. Attendere pianto, agitazione ed irritabilità significa attendere segnali tardivi, che ostacolano l’attacco al seno e che quindi vanno calmati prima della poppata.
Tali segnali sono: la capacità di stare seduto da solo, tenere la testa dritta, raccogliere il cibo con le mani, portarlo alla bocca e deglutire; la perdita del riflesso di spingere la lingua in fuori o di sputare il cibo; l’interesse nel guardare l’adulto mentre mangia.
Quando il bambino inizia ad interessarsi a nuovi alimenti, troverà gradulamente in essi la sua principale fonte di nutrimento, continuando comunque a ricevere i benefici dell’allattamento quando esso continua. All’inizio non ha bisogno di grandi quantità di cibo, ma di abituarsi ad un’alimentazione corretta e a sapori e consistenze diverse. Per questo è necessario dare il buon esempio, offrendogli un’ampia varietà di alimenti sani e freschi, condivisi con tutta la famiglia, facendosi guidare all’occorrenza anche dai gusti e desideri del bambino. Il migliore cibo per lui è fatto in casa, preparato con alimenti freschi e semplici, di sicura provenienza, meglio se da agricoltura biologica certificata.
Iniziare l’introduzione di cibi solidi troppo presto non è consigliabile: dare altri liquidi ed alimenti può far diminuire la produzione di latte materno, ed essi potrebbero non avere la densità di nutrienti ed energia necessaria alle esigenze del lattante, o potrebbero essere da lui non digeribili (es. il latte vaccino non va introdotto prima di un anno di vita, anche per evitare il rapporto sfavorevole tra quantità ingerita e calorie introdotte).
Va evitato anche di ritardare troppo a lungo l’introduzione di altri alimenti oltre al latte materno: esso da solo potrebbe non fornire abbastanza energia e nutrienti, con conseguente rallentamento della crescita e denutrizione, e non soddisfare le crescenti esigenze di alcuni micronutrienti, soprattutto ferro e zinco. Potrebbero esservi effetti avversi sullo sviluppo ottimale delle capacità motorie della bocca, come la capacità di masticare, e sulla facilità ad accettare nuovi sapori e cibi di diversa consistenza.
L’integrazione con il latte formulato va data solo su indicazione del pediatra, preferibilmente dopo la poppata ed utilizzando un ausilio alternativo al biberon (es. bicchierino, cucchiaino), evitando tettarelle artificiali. Esse infatti, così come ciucci e paracapezzoli, possono associarsi ad una riduzione del successo dell’allattamento. Il ciuccio in particolare non andrebbe utilizzato nel primo mese, se non in presenza di specifiche condizioni mediche (es. sollievo dal dolore). Dopo che l’allattamento è ben avviato, va utilizzato durante il riposo per il dimostrato effetto protettivo nei confronti della SIDS.
Per utilizzare il latte in polvere è inoltre fondamentale seguire alcuni passaggi al fine di ridurre il rischio di contaminazione da batteri (es. Cronobacter sakazakii), che possono essere presenti nelle confezioni, benché sigillate.
1. Pulire la superficie di lavoro, lavarsi le mani con acqua e sapone e asciugarle;
2. se si utilizza uno sterilizzatore a freddo, sgocciolare la soluzione in eccesso dal biberon e dalla tettarella, risciacquandoli eventualmente con acqua bollita e raffreddata, e mettere tettarella e cappuccio sul coperchio rivoltato dello sterilizzatore (evitando di poggiarli direttamente sulla superficie di lavoro);
3. versare l’acqua (del rubinetto o di bottiglia) in un contenitore ben pulito per farla bollire e lasciarla poi raffreddare fino ad una temperatura superiore ai 70°C;
4. versare l’acqua nel biberon ed aggiungere l’esatta quantità di polvere indicata nella confezione, rispettando le dosi. Non aggiungere mai zucchero, cereali, biscotti o altro;
5. chiudere il biberon tenendo la tettarella per il bordo ed agitare bene il contenuto;
6. raffreddare il latte, fino ai 37°C mettendo il biberon sotto l’acqua corrente (evitando che l’acqua tocchi la tettarella) e provando sul polso la temperatura, che deve essere tiepida;
7. riscaldare il latte eventualmente già preparato e mantenuto refrigerato a bagnomaria (non più di 15 minuti), agitandolo per rendere uniforme la temperatura, consumandolo poi entro 2 ore. Non utilizzare il microonde.
Il latte in polvere va preparato sempre al momento dell’utilizzo (un pasto alla volta); fuori casa, l’acqua bollente va trasportata in thermos ben chiuso, mischiandola al momento con la polvere. Dopo l’uso gli strumenti utilizzati vanno puliti con cura.
Per la normale igiene del seno, è sufficiente acqua semplice.
Se il dolore persiste e si sospetta la presenza di altri problemi è necessario contattare degli operatori esperti.
In questo caso è necessario che il bimbo si attacchi frequentemente ed in modo corretto al seno. Se necessario, l’estrazione del latte può essere fatta anche manualmente. Per favorire il drenaggio possono essere utili massaggi al seno, impacchi e docce caldi. È utile, prima della poppata, applicare una compressa di acqua tiepida sull’areola e spremere dolcemente il latte per ammorbidire la zona. Dopo la poppata, può essere utile fare impacchi freddi per favorire la riduzione dell’edema.
In caso di mastite è necessario allattare il più frequentemente possibile per eliminare la stasi, riposare, seguire l’eventuale terapia antibiotica prescritta dal medico (la maggior parte degli antibiotici è compatibile con l’allattamento).
Per prevenirle e curarle, non sono necessarie creme o disinfettanti: il latte o colostro e la pelle dell’areola forniscono le necessarie sostanze emollienti e antibatteriche, e per la per la normale igiene è sufficiente l’acqua. Anche i paracapezzoli (in silicone, caucciù o argento) possono complicare la situazione.
Ovviamente anche il datore di lavoro ha un ruolo cruciale, ad esempio permettendo alle madri lavoratrici che allattano di portare il bambino al lavoro o di usufruire di un orario ridotto. Altre azioni concrete che possono essere messe in atto nei luoghi di lavoro per promuovere l’allattamento, evidenziate da UNICEF e OMS, sono: il congedo di maternità retribuito per un minimo di 18 settimane, il congedo di paternità retribuito, pause ed uno spazio sicuro, privato e igienico per allattare o spremere e conservare il latte, assistenza all'infanzia a prezzi accessibili e vicino al luogo di lavoro.
È stato calcolato che per ogni mese aggiuntivo di congedo di maternità retribuito, si potrebbe ridurre la mortalità infantile del 13%. Inoltre, le politiche a favore della famiglia ed un sostegno sociale inclusivo ed attento alla parità di genere supportano la partecipazione delle donne alla forza lavoro, migliorano la soddisfazione sul lavoro, aumentano la fidelizzazione dei dipendenti dell’azienda, portano ad una diminuzione delle assenze, aumentano il benessere delle famiglie aiutandole a gestire equamente la cura e a bilanciarla con il lavoro.
In alcune situazioni (es. rientro al lavoro) può essere utile conoscere le modalità di estrazione e conservazione del latte per continuare a darlo al neonato. Esistono tiralatte elettrici e manuali (da pulire e sterilizzare a ogni uso), ma la spremitura manuale è la più semplice e pratica, oltre che comoda ed economica. Di seguito i passaggi:
1. lavare mani e seni con acqua tiepida e sapone;
2. palpare dolcemente il seno alla distanza di circa 4 cm dal capezzolo, fino ad identificare una parte di seno con una consistenza diversa e lì porre il pollice e l’indice a C (il pollice sopra e l’indice sotto), sostenendo se necessario il seno con le altre dita;
3. spingere delicatamente pollice e indice all’indietro, poi premere il pollice contro l’indice, comprimendo il seno. In seguito, rilasciare la pressione e ripetere i movimenti più volte fino a che il latte inizia a fluire. Potrebbero volerci alcuni minuti, ma se non esce, avvicinare o allontanare le dita dal capezzolo, o massaggiare il seno;
4. quando la fuoriuscita di latte rallenta, cambiare la posizione della mano e ripetere le stesse manovre su un’altra parte del seno. Quando cessa, passare all’altro seno, allo stesso modo (è possibile alternare più volte i seni, se necessario).
Il latte materno si conserva molto bene: a temperatura ambiente (sotto i 25°C) dura 4 ore. In frigorifero (2-4°C) si può conservare ponendolo nel retro, non nello sportello, e deve essere consumato preferibilmente entro 5 giorni, mai oltre gli 8. Inoltre si può conservare il latte per più tempo nel comparto del ghiaccio (2 settimane) o nel freezer (massimo 6 mesi). In questi ultimi casi va posto poi in frigorifero per lasciarlo scongelare, ed usato entro 24 ore (non è poi possibile ricongelarlo).
Prima di dare il latte al bambino, va riscaldato alla temperatura di circa 37°C, e consumato subito buttando eventuali avanzi. È importante non utilizzare il microonde, in quanto riscalda in modo disomogeneo, con il rischio di scottature.
Per bambini pretermine o patologici ricoverati, la raccolta e conservazione del latte devono essere effettuate con indicazioni più stringenti e dettagliate, fornite generalmente dalla Terapia Intensiva Neonatale.