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Sei in gravidanza?

categorie: Lo sapevi? 
 
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Il periodo della gravidanza è prezioso. Accanto ad una grande gioia, possono esserci sentimenti contrastanti, ed alcune azioni possono avere un importante ruolo protettivo o, al contrario, rischiare di compromettere lo sviluppo del feto.
 
Lo sapevi?
Di seguito alcuni consigli che puoi mettere in atto in questo periodo per proteggere la tua salute e quella del tuo bambino.
In questo particolare periodo, è bene proseguire con le azioni già descritte nella pagina relativa al periodo preconcezionale, in primis l'assunzione dell'Acido Folico, che va iniziata prima del concepimento e proseguita per tutto il primo trimestre di gravidanza.
Si consiglia poi di proseguire con uno stile di vita sano ed un'alimentazione equilibrata, nonché con una particolare attenzione nell'assunzione di farmaci, anche da banco.
In gravidanza andrà eseguita la vaccinazione contro il papilloma virus (HPV) e quella contro difterite, tetano e pertosse (richiami decennali), così come, valutando la stagionalità, la vaccinazione antinfluenzale. La vaccinazione anti-HPV non è attualmente consigliata durante la gravidanza, per assenza di studi specifici.
 

Non bere bevande alcoliche

Il consumo di bevande alcoliche durante la gravidanza e l’allattamento ha effetti dannosi sulla salute del bambino. Qualsiasi bevanda alcolica passa la barriera placentare ed è presente nel latte: quando una mamma la beve, anche il bambino la “beve” con lei.
 
Non esistono quantità pur minime di alcol che possono essere considerate non nocive per il feto, perciò si raccomanda di eliminare le bevande alcoliche già da quando si sta pensando ad una gravidanza e per tutta la sua durata.

 

L’alcol ingerito dalla gestante dopo pochi minuti attraversa la placenta. L’alcolemia registrabile nel sangue fetale diventa molto vicina a quella della madre e resta elevata per molto tempo, dal momento che il feto non può metabolizzare l’alcol. Di conseguenza, esso provoca uno sviluppo anomalo di tessuti e organi (effetto teratogeno), danneggiandone lo sviluppo. L’assunzione di alcol in gravidanza può portare a Disturbi dello Spettro Fetale Alcolico.

Con il termine Disturbo dello Spettro Fetale Alcolico (Fetal Alcohol Spectrum Disorder, FASD) non si identifica una diagnosi specifica, ma una gamma di quadri clinici che si manifestano in un ampio spettro di alterazioni fisiche, cognitive e comportamentali a breve e a lungo termine.

 

Può comportare malformazioni, danni neurologici, basso peso alla nascita, ritardo dello sviluppo psicofisico. Da un punto di vista cognitivo e comportamentale, si possono verificare difficoltà di apprendimento e di memoria, difficoltà di attenzione e della capacità di giudizio, difficoltà di linguaggio e problematiche sociali. Nel tempo possono comparire conseguenze secondarie quali disoccupazione, perdita della famiglia, maggiore morbilità e mortalità, uso di sostanze psicoattive, problemi psichiatrici, problemi scolastici, problemi con la giustizia.

La forma clinicamente più riconoscibile di FASD è la Sindrome Feto Alcolica (Fetal Alcohol Syndrome, FAS), che ne rappresenta l’espressione più severa e conclamata.

 

La FAS è caratterizzata dalla presenza di alterazioni fisiche e mentali: ritardo nella crescita prenatale e/o postnatale; danni del Sistema Nervoso Centrale (alterazioni neurologiche, disabilità intellettiva e disturbi del comportamento); malformazioni craniofacciali caratteristiche (microcefalia, fronte alta e stretta, epicanto, fessure oculari strette, strabismo, orecchie bassoposte e ruotate indietro, naso corto, piatto e rivolto in alto, solco naso-labiale piatto, labbro superiore sottile, ipoplasia mascellare e mandibolare, micrognazia). Inoltre, possono essere presenti malformazioni congenite di tipo scheletrico, cardiaco, urogenitale, oculare, uditivo.

L’assunzione di bevande alcoliche può comportare un danno fetale, che può essere di varia entità, in relazione a diversi fattori, quali: lo stadio della gravidanza, la quantità consumata dalla madre, la frequenza e la tipologia del consumo. In relazione al periodo di gravidanza, c'è una diversa vulnerabilità fetale al danno alcolico; infatti gli effetti dannosi sullo sviluppo si manifestano maggiormente nelle prime settimane di gravidanza, seppure possibili durante tutta la sua durata. Per questo il consiglio è quello di eliminare le bevande alcoliche già da quando si sta pensando ad una gravidanza e per tutta la sua durata.
Il consumo di un bicchiere di vino o di una birra piccola al giorno durante la gravidanza è associato a possibili disturbi dell’attenzione, dell’apprendimento e dello sviluppo socio-emozionale del bambino, poiché l’alcol ingerito dalla madre giunge dopo pochi minuti nel sangue del feto, ed il feto non può metabolizzarne neanche piccole quantità .
Il consumo di elevate quantità di alcol (di solito 4-5 o più unità alcoliche) in un arco di tempo molto ravvicinato (binge drinking) risulta essere più pericoloso del consumo della medesima quantità in un arco di tempo dilazionato, determinando conseguenze ancora più gravi e clinicamente riconoscibili.
Le droghe attraversano la placenta e producono effetti sul feto. Le donne che fanno uso di sostanze spesso scoprono in ritardo la gravidanza e non ricevono tutti i controlli prenatali. Inoltre, tali sostanze possono interferire con le dinamiche del travaglio e del parto.

 

Le droghe attraversano la placenta e producono danni sul feto, dipendenti dalla qualità e quantità delle sostanze utilizzate e dalla loro interazione in caso di assunzione contemporanea. L’uso di sostanze illecite durante la gravidanza si associa ad alterazioni dello sviluppo di organi o sistemi fino ad aborto, basso peso alla nascita, parto pre-termine, distacco di placenta, anomalie congenite, alterazioni fetali ed altre complicazioni, che possono manifestarsi anche a distanza di anni nel corso dell’infanzia, come disturbi di tipo comportamentale (es. maggiore irritabilità).

Se è necessario aiuto per evitare il consumo di bevande alcoliche è possibile rivolgersi al Ser.D. della propria città, ad associazioni di auto-mutuo aiuto o al medico curante. È possibile anche chiamare il Telefono Verde Alcol Istituto Superiore di Sanità, Ministero della Salute, tel. 800 63 2000
 

Non fumare

La raccomandazione a non fumare è oggi universale e ripetuta in tanti ambiti.
Nonostante i rischi per la salute derivanti dal fumo di tabacco siano ormai conosciuti dalla maggior parte delle persone, il tabagismo resta ancora tra i principali fattori di rischio più diffusi e allarmanti, causa delle più importanti malattie croniche prevenibili.
Il fumo, sia attivo che passivo, rappresenta un pericolo anche per la salute del bambino, fin dal periodo preconcezionale.
 
Le fumatrici presentano un rischio aumentato di diverse complicanze ostetriche, tra cui gravidanza ectopica (con possibili gravi conseguenze per la donna) e abortività, rispetto alle non fumatrici.

 

Inoltre aumenta il rischio di prematurità e mortalità perinatale e raddoppia il rischio di basso peso alla nascita. Dopo la nascita, vi è un aumento del rischio di sindrome della morte in culla (Sudden Infant Death Syndrome, SIDS) tra i figli delle fumatrici.

Inoltre il consumo abituale di tabacco in gravidanza comporta per il bambino un aumentato rischio di infezioni broncopolmonari e di malattie croniche a carico delle vie respiratorie (come l’asma), obesità e diabete mellito tipo 2, alterato sviluppo neurologico ed effetti sul comportamento) . Diversi studi hanno inoltre riportato un’associazione possibile tra fumo in gravidanza e alcune specifiche malformazioni congenite, come labiopalatoschisi e difetti cardiaci.

Le donne in gravidanza esposte al fumo passivo, solitamente proveniente dal fumo del compagno o di un altro familiare, sono esposte alle stesse tossine del fumo attivo, ma a livelli inferiori. Per questo, rischiano di avere un bambino di basso peso alla nascita più delle non fumatrici non esposte a fumo passivo (e meno delle madri fumatrici). Il fumo passivo in gravidanza aumenta anche il rischio di morte prenatale, malformazioni congenite e prematurità
L’inalazione passiva del fumo di tabacco ha effetti dannosi, avvenga essa in casa o in altri luoghi.

 

I bambini esposti al fumo passivo sono destinati a soffrire di malattie respiratorie (bronchiti, polmoniti, tosse e dispnea) e ad essere ospedalizzati di più dei bambini non esposti. È stato dimostrato che le malattie respiratorie nel primo anno di vita aumentano anche nel caso in cui la madre fumi esclusivamente dopo la gravidanza.

Inoltre c’è evidenza di un lieve aumento di otite ricorrente e di otite media sierosa in bambini esposti al fumo di tabacco. Alcuni dati suggeriscono che il ricorso all’adenoidectomia e alla tonsillectomia è fino a 2 volte più frequente nei bambini esposti al fumo passivo rispetto a quelli non esposti.

Infine il fumo passivo aumenta ulteriormente la probabilità di morte in culla e alcune evidenze suggeriscono che l’esposizione ai prodotti di fumo da tabacco possano comportare un aumento del rischio di cancro nei bambini.

Perciò è raccomandato non fumare in casa e in generale nei luoghi frequentati dai bambini, è importante chiedere a chiunque frequenti questi luoghi di fare lo stesso e non portare i bambini in ambienti dove si fuma.

Fumare in ambienti chiusi e piccoli, per esempio negli autoveicoli, espone adulti e bambini a concentrazioni molto elevate di fumo passivo. Tali concentrazioni rappresentano un rischio per la salute sia a breve (attacchi asmatici) che a lungo termine in caso di esposizioni continuative (infiammazioni croniche, patologie cardiovascolari e neoplasie). Si tenga conto che quando si accende una sigaretta in automobile, pur con finestrino aperto, le concentrazioni di polveri sottili (particelle così piccole da raggiungere le ramificazioni più periferiche dell’abero bronchiale, trasportandovi le sostanze tossiche a loro adese) aumentano considerevolmente, superando spesso i valori limite raccomandati per la salute.

 

Si ricorda inoltre che fumare negli autoveicoli in presenza di minori o donne in gravidanza è vietato dalla normativa vigente.

Quando si parla di “fumo di terza mano” ci si riferisce al fatto che le sigarette rilasciano nell’ambiente residui tossici, che vanno a depositarsi su pelle, capelli, vestiti, tappezzeria, mobili, oggetti, non vengono eliminati dai comuni metodi di pulizia e possono essere rilevati nell’ambiente anche per molto tempo. Un bambino che gioca o gattona sul pavimento avrà quindi molte probabilità di raccogliere con le mani questi residui ed ingerirli. Il fatto che il “fumo di terza mano” sia dannoso per la salute dei bambini è dimostrato dal fatto che i figli di fumatori sono più esposti a malattie anche quando i genitori non fumano in loro presenza. Inoltre, la persona che fuma ha un’irritazione cronica alle vie respiratorie, a causa di germi patogeni che vivono nelle sue vie aree e si diffondono attraverso il respiro, e in questo modo può contagiare il bambino con infezioni respiratorie.
Sono stati riportati esiti avversi della gravidanza associati all’uso della sigaretta elettronica, ma i dati sono limitati. È certo tuttavia che il suo utilizzo espone la donna e il feto a nicotina ed altre sostanze potenzialmente dannose e non associate ad alcun beneficio per la salute, pertanto andrebbe evitato. Un altro aspetto riguarda il rischio di ingestione accidentale del liquido per sigaretta elettronica contenente nicotina, con possibile avvelenamento nei bambini.
La scelta di avere un figlio e/o l’attesa di questo bambino prima e durante la gravidanza rappresentano un’ottima occasione e forniscono una forte motivazione per smettere di fumare. Chiedere aiuto è importante durante questo periodo, non solo per smettere, ma anche per portare avanti nel tempo questa scelta. Gli operatori sanitari possono sostenere la coppia ed eventualmente indirizzarla ad un centro antifumo. È possibile anche contattare il Telefono Verde contro il Fumo (TVF) 800 554 088 dell’Osservatorio Fumo, Alcol e Droga dell’ISS. A questo link inoltre è possibile consultare l’elenco dei servizi territoriali per la cessazione dal fumo di tabacco 2018.

 
Ultimo aggiornamento: 07/12/2020
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