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Esposizione a schermi: le linee guida dei pediatri

L’importanza del coinvolgimento dei genitori

Pubblicato il venerdì 24 Gennaio 2020

I dubbi dei genitori e le tematiche di salute pubblica si modificano anche in seguito ai cambiamenti nella società ed ai progressi della tecnologia. Fino a pochi anni fa, le preoccupazioni relative all’esposizione dei bambini in età prescolare agli schermi erano infatti limitate alla televisione. Con l’avvento di dispositivi portatili ed interattivi, come tablet e smartphone, i professionisti chi si occupano della salute dei nostri bambini sono sempre più attenti ai loro effetti sul benessere dei più piccoli.

Le linee guida dell’Accademia Americana di Pediatria datate 2011 stabilivano a due anni il limite “no schermi”, limite condiviso anche più recentemente dalla Società Italiana di Pediatria. Prima di quell’età quindi, i bambini non dovrebbero essere esposti a televisione, tablet, smartphone, e i genitori dovrebbero evitare anche la televisione accesa come sottofondo. Si aggiungono, da parte dei Pediatri Italiani, le raccomandazioni di non utilizzare mai dispositivi multimediali durante i pasti, prima della nanna o per mantenere i bambini tranquilli nei luoghi pubblici. Sconsigliati poi programmi ad alto ritmo, contenuti violenti e distraenti: la cosa migliore è testare sempre prima ogni applicazione e programma che il bambino potrebbe o vorrebbe utilizzare.

Nel 2016, le linee guida dell’Accademia Americana di Pediatria sono state riviste e ora l’età suggerita sotto la quale evitare gli schermi è di 18 mesi. Prima, è consigliato coinvolgere i bambini solo nel caso di videochiamate. L’importanza della presenza del genitore è più volte sottolineata, sia quando i bambini sono molto piccoli che dopo, in modo proporzionale alla loro età e capacità. Per i bambini tra i 18 e i 24 mesi è assolutamente fondamentale che il genitore utilizzi i dispositivi insieme a loro, selezionando sempre programmi adatti e di alta qualità. Anche dopo, i pediatri sottolineano come sia importante aiutare i bambini a capire cosa stanno vedendo, a trarne insegnamenti e ad applicarli alla vita quotidiana, in un fruttuoso rapporto e scambio tra mondo materiale e virtuale.

I media infatti, sono un nuovo ambiente per i bambini dove sperimentare e giocare, ma come ogni tipo di ambiente richiedono limiti ed un accompagnamento attivo. I genitori sono sempre guida con il loro comportamento, nel loro essere modello che i bambini imiteranno. Meglio allora cercare di limitare in primo luogo il proprio utilizzo dei dispositivi digitali, anche per poter dedicare al bambino più tempo di qualità possibile. Infatti l’interazione faccia-a-faccia con il proprio bambino è fondamentale e non può essere sostituita da nessuno schermo.

Ancora più recentemente (2019) l’associazione che riunisce i pediatri britannici Royal College of Pediatrics and Child Health (RCPCH) ha sottolineato come gli studi relativi all’impatto delle nuove tecnologie sul benessere dei bambini siano ancora limitati. Ha espresso pertanto perplessità relativamente alla possibilità di stabilire delle chiare linee guida rispetto all’età di inizio e ai tempi per l’utilizzo, invitando i genitori a trovare un loro consapevole limite. Secondo i pediatri britannici la domanda che deve guidare ogni famiglia è “il tempo dedicato alla multimedialità è primario o secondario rispetto alle altre attività?”. Se stare davanti agli schermi toglie tempo alle amicizie, allo sport, al sonno, allora è necessario porre limiti più stringenti. Ad RCPHC fanno eco altri professionisti nell’evidenziare i limiti della ricerca attuale, sottolineando inoltre l’importanza di bilanciare tra la necessità di regole e l’importanza di non limitare le possibilità dei bambini di seguire i loro interessi.

Diverse visioni si uniscono tuttavia nel condividere la necessità di accompagnare le nuove generazioni in un mondo sempre più digitale e sul ruolo fondamentale dei genitori in questo percorso, che deve essere il più positivo e sicuro possibile.

Fonti ed approfondimenti:

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